Pillole bianche e lucide

Chiusa nel mio studio con la musica a tutto volume rifletto sull’ipotesi di uccidere qualcuno anzi no, di far nascere una rissa solo per smuovere l’aria. La scena: entro nel bus e inizio a urlare “Avvicinatevi che vi uccido! Non toccatemi con le vostre sucide mani”. L’aggettivo “Sucide” non lo capirebbero. Cancella Sucide e sostituisci con Sporche.

Individuerei un uomo di colore e lo offenderei (sul fatto che mi ruba il lavoro, violenta le donne bianche e spaccia, sì sì lo spaccio funziona) fino a farmi tirare un pugno che mi stramazza al suolo. Stramazza al suolo anche solo se ti tocca, chiudi gli occhi e pensa al mare. L’uomo sarà considerato un eroe (dimenticheranno il colore della pelle e il sindaco Brugnaro gli darà la cittadinanza di questo paese di schifo) per aver fermato una donna esaltata già alle 8.00 e io trasportata in ospedale mi chiuderanno nel reparto psichiatrico dove davanti al mio letto verrà scritto con lettere cubitali TSO.

Durante la settimana incontro i dottori e nelle sedute vomito tutti i miei disagi. Assumo il ruolo della vittima e faccio del vittimismo la bandiera della settimana.

Eh già il vittimismo, l’unica via d’uscita ad un TSO. Il vittimismo l’unica via d’uscita alla mancanza di sostanza grigia. Il vittimismo che copre l’inadeguatezza a vivere.

Il processo di trasformazione è iniziato a metà del 2015 ma ormai ha trasformato la vita quotidiana e politica. Non possiamo sfuggire a questa nuova epidemia. Non siamo stati attenti a limitare il lamento continuo di questo paese e voilà, il passo successivo all’infinito lamento è la trasformazione in vittime.

La vittima non si chiede perché lo sia diventata, la vittima urla che è colpa degli altri, la vittima è arrogante e copre con il lamento le sue mancanze, la vittima non riconosce le sue responsabilità o le sue parole passate.

Alla fine della settimana il primario mi da delle pillole bianche e lucide. Io le prendo e ricordo il libro “Rumore bianco” di Don De Lillo dove Babette ingoia pillole per sfuggire alla paura della morte. E come nel libro la mia vita scorre sicura tra rassicuranti supermercati, tra festival di Sanremo dove le canzoni fanno tutte schifo ma succede sempre qualcosa su cui discutere e su tutto aleggia la faccia di Meloni sempre vittima del carnefice di turno e i discorsi triti e ritriti dei vecchi che ormai spopolano in questo paese.

Mentre scendo le scale dell’ospedale rivedo la foto di Eric Grigorian che vinse nel 2003 il World Press Photo of the Year. La foto fu scattata il 22 giugno del 2002 a Qazvin, Iran dopo un terremoto. Il ragazzo tiene i pantaloni del padre morto mentre tutti gli altri sono presi da altro. Il ragazzo è solo nella sua angoscia come sono io fuori dall’ospedale e forse proprio questo dovremmo capire che essere soli e disperati non va bene, assumiamoci le responsabilità delle parole dette e la colpa non è solo dell’altro.

Ho questa foto nel mio studio (la ritagliai da un giornale) e ogni tanto mi domando se questo ragazzo ora uomo che vita ha? Se qualcuno lo consola, in fondo è come quel padre che ora ha la mano della figlia morta sotto le macerie dopo un altro terremoto per non lasciarla sola.

Davanti a queste angosce dovremmo fermarci e riflettere ma noi no! Noi presi da notizie, vestiti, canzoni, politici, polemiche, influencer di merda continuiamo ad essere arroganti e ad urlare.

Andatevene a quel paese mentre ingoio la pillola bianca e lucida.

10 pensieri su “Pillole bianche e lucide

  1. La tua Alice dell’avatar sniffa “bamba”, ma potrebbe essere anche qualsiasi altra sostanza chimicamente prodotta da qualche cuoco in un laboratorio illegale o semplicemente un antidolorifico rubato al genitore ammalato di cancro e poi sbriciolato, chi può dirlo, tanto per quel che vale in questo immaginario più o meno condiviso di apparenze alla ribalta, per me condite dall’ultimo prodotto di intrattenimento culturale via streaming (la mia vera droga, di cui conosco i limiti e la perniciosità ma col cazzo che me ne sto alla larga).
    Alice sniffa coca e poi recita (tu reciti) un post che sembra un monologo ed un po’ un j’accuse, ma senza i soldati francesi, con una prosa loro pop (quella che preferisco) impastata nella poesia, ma una poesia urlata non sussurrata è tornata dalla pioggia che tamburella le foglie (ovviamente nel pineto), una poesia “parlata”, alla Ginsberg di “Jukebox all’idrogeno”…
    È sempre bello leggerti, magari senza condividerti in ogni affermazione (non si può dire solo cose condivisibili, no? Altrimenti saremmo tutti tubi digerenti deambulanti e mollicci (esseri che nella loro vita si limitano a mangiare, cagare e camminare, come molta umanità insomma), ma senza dubbio volendoti tanto, tanto bene.
    Stima e rispetto, Any!

    1. Io non mi drogo con nessuna sostanza anche se cerco disperatamente qualcosa da ingoiare di naturale. Ho provato tutto ma l’unico utile è stato il Magnesio Supremo (il nome mi fa sempre pensare alla Morte Nera) che da i suoi frutti nei miei sogni alcuni altamente psichedelici. Le altre sostanze naturali sono sopravvalutate. E dove non condividi la mia opinione da reduce di un TSO? Giusto per curiosità.

      1. In questo post? Da nessuna parte!
        Di questo post sottoscrivo ogni rigo ed ogni invettiva ed ogni dolore…
        La mia specificazione era in generale sul blog: non sopporto gli “yesman”, che fanno complimenti sempre ed ovunque (salvo poi sparlare appena ti giri di spalle), perché non è possibile essere sempre d’accordo su tutto, con nessuno!
        Altre volte, in altri post che non ho commentato (ma non ricordo il dettaglio) mi è capitato di leggere alcuni tuoi giudizi (musicali? Letterari? Boh, non è importante, anzi rientra in uno dei dettami della filosofa di vita de “lostessismo”, quella per la quale in linea di massima alle critiche altrui si può sempre rispondere con un bel “si, va bene, ma è lo stesso…”, traducibile anche con “chissene”) su cui non concordavo ma non era importante in quell’occasione scrivertelo… Oppure magari si, ma chissà cosa stavo facendo allora…

        Dialogo domenicale tra due miei neuroni…

        «Cosa abbiamo mangiato a colazione?»
        «Come?»
        «Cosa?»
        «Non ho detto nulla…»
        «Ah, okay»

  2. Un mio caro amico che fa il medico mi ha detto una volta che uno dei requisiti essenziali per poter fare quel mestiere è il saper convivere con la morte e il dolore altrui. Scendere a compromessi con le atrocità non significa, mi pare ovvio, considerarla normale, ma è un paravento razionale per poter continuare a vivere la propria vita anziché farsi annientare dagli eventi quotidiani. Non è cinismo, non è menefreghismo o superficialità: è focalizzare l’essenziale per risolvere o almeno contenere problemi a volte gravissimi nel modo più semplice e rapido possibile senza autodistruggersi.

    Penso spesso ultimamente che dovremmo cercare un po’ tutti di ragionare come i medici, per poter essere lucidi e da un lato non sprecare le ciascune esistenze e dall’altro reagire adeguatamente a chi le atrocità le procura.

    1. Le tue parole mi hanno ricordato la poesia “La mia anima ha fretta” di Mario de Andrade poeta brasiliano che conosceva anche Ungaretti. La conosci? Non focalizzarsi sulle stronzate non ti fa perdere tempo con gli idioti (è una cosa che hai scritto anche tu da qualche parte nel mio blog che io condivido al 100%). In fondo quando si dice che siamo tutti collegati non è una stronzata del cazzo. Ah quei 3 secondi di attenzione e fermezza che potrebbero modificare tutta la nostra vita. Altro che meditazione!!!

  3. Come sono solito ripetere agli incontri dei “dislessici anonimi” (okay, lo so che non esistono, ma se ci fossero probabilmente io sarei quello che porterebbe le ciambelle ed il termos di caffè), se non faccio una correzione di bozza ad ogni cosa che scrivo, faccio errori a raffica, come hai potuto constatare nel mio precedente commento, dove ho messo un “loro pop” al posto di “molto pop”, un “è tornata” invece di un “e ritmata” e forse qualcos’altro…

    1. Hai scritto “loro” ma io capito molto quindi vedi che non sono così rincoglionita. Non preoccuparti io ho un rapporto conflittuale con le virgole e poi essendo ignorante chissà quanti errori ci sono nei miei post del cazzo!

  4. Ho letto tanto ma ultimamente faccio un po’ di fatica. Mi succede una cosa strana, compro libri, inizio la lettura e poi dopo 10 pagine mi annoio e abbandono il libro. Ora sto cercando di leggere “L’idiota” di Elif Bautman, è bello sì ma è l’ennesimo libro di formazione americano, non lo so mi annoio. I libri italiani li ripudio, immagina che sono in una giuria di un concorso letterario e lo sconforto mi assale. Volevo leggere il romanzo di Daniele Mencarelli, premio Strega giovani nel 2020 che poi hanno fatto la serie televisiva “Tutto chiede salvezza” su Netflix (che ho apprezzato visto che parla di un TSO) ma visto il finale mi sono rifiutata di comprare il libro… che finale del cazzo!!!

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...