
Io ho letto tutti i libri di Jonathan Franzen, l’anno scorso ha pubblicato Crossroads, non l’ho comprato e ora vi spiego i motivi.
Ho indagato un po’ sulla trama e che leggo? Sempre la solita famiglia americana alle prese con angosce e dolori, cambia la posizione storica della famiglia ma le certezze sono due: soffrono e l’America. Da questo pensiero veloce nel mio cervello ho iniziato ad indagare nella mia libreria e cosa ho scoperto?
Statisticamente gli scrittori sono esordienti con un libro di racconti e poi il secondo libro chi appare? La famiglia! Tutti nella loro bibliografia hanno un libro sull’argomento ma insomma andate a farvi psicoanalizzare per i conflitti familiari ma non scrivete l’ennesimo libro!
Le scrittici statisticamente scrivono più sulla famiglia.
Sembrerebbe quasi che il male del mondo sono le famiglie, alcune sì non c’è dubbio, ma facendo un po’ di ricerche sugli scrittori e suoi loro libri l’argomento ritorna sempre, per non parlare del cinema italiano, sempre e solo famiglia! E le pubblicità? Famiglia. Le macchine? Adatta per la famiglia. Le confezioni di cibo? Formato famiglia. Omicidi violenti? Colpa della famiglia. Sei depresso? Hai avuto quella madre in famiglia.
Insomma per colpa di Franzen ho visto che siamo circondati, nel bene e nel male, dalle famiglie o meglio dello stereotipo delle famiglie. La via di mezzo non esiste più, o Mulino Bianco o genitori psichiatrici che ti distruggono l’esistenza (giuro che è così)
E i vip che in tv parlano della loro famiglia? Alcuni piangono e altri stile Mulino Bianco, nessuno che risponda alla domanda “Una famiglia normale”, abusi, mazzate contro abbracci, baci sorrisi! Nel secondo caso mi vengono i brividi, a me lo stile Mulino Bianco mi terrorizza!
Io ho avuto una famiglia normale con alti e bassi e i miei genitori hanno fatto del loro meglio per educarmi, ora possiamo parlare per ore del risultato ma la cosa più importante è “hanno dato del loro meglio” poi insomma devi lavorarci pure tu su te stesso o no?
Tutto questo per dire che ho letto un libro di David James Poissant dal titolo “La casa sul lago” e indovinate di cosa parla? Non c’è bisogno che lo scriva, giusto? Il libro è fottutamente bello perché questo ragazzo è bravo, secondo me, ma al prossimo libro David per favore la famiglia no!!!
Perdonatemi lo sfogo ma credo che abbia bisogno di un periodo di disintossicazione della parola “famiglia” o forse ho letto troppi libri angoscianti sulle famiglie.
L’unico libro allegro che ho letto sull’argomento era Vacanze matte di Richard Powell e ho riso tanto! Ogni tanto una famiglia allegramente fuori di testa.
P.S: Se dopo la lettura di questo schifoso post pensate che abbia usato troppo una parola, lo dico subito è stato fatto volontariamente perché voglio rovinarvi l’esistenza, iniziate a studiare anche voi come presentano le famiglie in tutti gli ambiti e poi ne riparliamo!!!
Se penso ad un libro sulla famiglia, mi viene in mente durrell che la mette insieme agli animali. Ma lì è un piacere leggere!
Hai perfettamente ragione! Giusto Durrell avevo dimenticato. Letto grazie a mio figlio, piccolo naturalista in erba. Grazie, lo metterò nella lista degli scrittori che parlano delle famiglie in maniera allegra… perché le famiglie allegre esistono e affrontano i momenti critici con muta rassegnazione. Un grazie infinito!
Condivido!
Ma sul versante cinematografico non lo vogliamo citare “Parenti serpenti” di Monicelli?
Dimaco ma Parenti serpenti è uno dei migliori sul tema famiglie ma poi basta cioè Quando qualcuno raggiunge il top come Monicelli o Roth son Pastorale Americana c’è bisogno di scrivere o fare film sullo stesso argomento? Forse non c’è bisogno di cambiare registro?
La famiglia era e resta un tabù, tanto a livello collettivo quanto individuale: è parecchio difficile, e costa davvero tanto (troppo) a livello personale essere obiettivi sulla propria e in generale su tutte, a meno che le vicende non ti costringano ad una resa dei conti.
Da questo punto di vista, socialmente, non abbiamo fatto progressi, anzi, c’è qualcuno che strumentalmente si aggrappa a una visione conservativa/protettiva, e lì resta.
Ed è proprio l’ultima versione che non sopporto e poi ti presentano anche le famiglie arcobaleno come oasi felici mah io ho l’avversione in questo periodo forse mi passa
Io temo le istituzioni “famiglia”, “comunità” e “Stato” come detentrici di valori da trasmettere. Forse sono solo un nichilista malato, ma educazione e genetica mi sembrano da sempre opposte al libero arbitrio. Gli ambiti culturali, le strutture comunicative e i loro meccanismi mi sembrano sempre più orientati a mantenere uno status quo che, considerando il disagio contemporaneo che viviamo, è stata una strutturazione societaria fallimentare, a vantaggio di pochi.
Dopo aver letto Libertà ho seriamente pensato che Franzen mi piacesse come scrittore. Con Purity mi sono ricreduto. Ho faticato a leggere una cinquantina di pagine 😦
Crossroads deve essere perfino peggio 🙂
Io al contrario ma Crossroads non vorrei leggerlo, ultimamente lo apprezzo più come saggista che scrittore
Complimenti per il post.
Credevo di essere l’unica persona ancora vivente a aver letto “Vacanze matte” (occhio, il link manda a Poissant). Letto e riletto sui dodici, tredici anni, divertendomi un sacco. Non sapevo che avesse ripreso a circolare.
Sulla famiglia ti do ampiamente ragione, soprattutto perché la famiglia mi sembra il refugium peccatorum: chi non sa cosa scrivere (o non ha niente da scrivere) si butta lì. Quando non scrive addirittura una saga familiare, quelle mi danno l’orticaria. Vale il tuo ragionamento: abbiamo avuto I Malavoglia e I Buddenbrook, difficile aggiungere altro.
Ma anche Dimaco ha le sue ragioni, la famiglia è un nodo grosso, è che alla fine lo si affronta sempre in modo in fondo superficiale, Franzen compreso. Io ho letto solo Le correzioni. Per l’amor del cielo, tanto di cappello, ma non mi ha invogliato a leggere altro. Poi va be’, con gli anni sono diventata un po’ difficile. Ad esempio Il paradiso degli animali (comprato per la copertina, geniale, sulla quarta di copertina invece sono d’accordo con te) non mi aveva entusiasmato. Ma parliamo sempre di gente che sa scrivere, il resto è un po’ questione di gusti.
Oh cara Elena hai capito … certo Dimaco ha ragione ma io vedo sempre lo stesso registro ed è questo che mi rende nervosa come lettrice. Grazie per avermi selezionato l’errore, rimedio subito. Vacanze matte è il libro che suggerisco di più statisticamente perché ha qualcosa in più.
Capisco molto bene la tua ansia a riguardo. Per me è lo stesso per quanto riguardano le pellicole americane (ma non solo) in cui la famiglia è un argomento centrale ed è qualcosa di sacrosanto che non va toccato. Certo, ci sono certi casi in cui la famiglia è un disastro totale, ma per la maggior parte si tende a idealizzare questo concetto. Noto anch’io che non si parla molto di famiglie normali, famiglie che hanno i loro problemi, dove però c’è un clima normale, con litigi e giornate tranquille. Si estremizza troppo l’argomento.
Grazie del commento! Si estremizza nel bene e nel male e quello che mi chiedo è Ma la normalità forse non si hanno i mezzi per raccontarla? Siamo così abituati ad estremizzare, bellissimo o bruttissimo, che quello che è nel mezzo sembra che non esista o meglio non vale la pena di narrarlo
In realtà penso che le abilità ci siano ma il punto è che probabilmente le persone non lo troverebbero interessante, narrare della vita comune. Eppure anche in quei casi ci potrebbero essere molte cose da dire.
Ci manipolano anche in quello sembrerebbe