“Evitano ogni discussione in materia di gusto e non si lasciavano intralciare da ciò che possedevano; quello che avevano era loro per legge ma non gli apparteneva intimamente. Se un incendio avesse distrutto la loro casa sarebbero soltanto dovuti andare dallo stesso uomo che secondo tutti loro era il migliore per farsene costruire un’altra, se perdevano qualcosa o lo smarrivano momentaneamente i pochi negozi dove andavano erano felici di prestar loro qualunque cosa, inclusi elefanti e rinoceronti, finché l’oggetto perduto non fosse sostituito”
Ricordate il film “Nodo alla gola” di Alfred Hitchcock? Questo film del 1948 presenta tante elementi eccezionali per quei tempi, primo, i protagonisti sono una coppia gay, secondo, la struttura del film è come uno spettacolo teatrale e terzo, c’è una diversità nella traduzione tra la versione inglese e la versione italiana e questo porta ad un cambiamento del movente dell’assassinio. La storia, due amici Brandon e Phillip uccidono il loro amico David nascondendone il corpo nel baule del salotto e decidono di mettere il buffet per un ricevimento organizzato quella stessa sera proprio su quel baule. Al ricevimento invitano il padre di David e sua cognata, Janet la fidanzata di David e il loro ex professore. Arrivano tutti e durante la serata si chiedono perché David sia in ritardo. Il professore, durante la serata, espone le sue teorie riguardo l’omicidio e se Brandon non perde il controllo di sé mai, Phillip non regge la tensione e beve un drink dopo l’altro. Lo ricordate? Nel film il ruolo dello spettatore è molto importante perché è il testimone privilegiato, lui già sa tutto, vuole sapere solo come fa a finire e aspetta.
Nella stessa posizione privilegiata si ritrova il lettore del libro “Partenza in gruppo” dell’inglese Henry Green. Ora se Alfred Hitchcock è stato un innovatore del cinema, Henry Green non ci scherza. Amato dagli scrittori del suo tempo e poco dal pubblico, i suoi libri hanno venduto poco. “Partenza in gruppo” è la storia di un gruppo di amici negli anni Venti che organizzano una gita in Francia ma arrivati alla stazione dei treni di Londra scoprono che non possono partire perché c’è una nebbia che costringe i treni a stare fermi e che cosa decidono? Rintanarsi in un albergo della stazione per aspettare che la situazione migliori per poi partire. Un gruppo di giovani inglesi che partono a spese di Max, il più ricco di tutti e inseguito dalle donne, invece rimangono in questo albergo e dalle loro finestre vedono i comuni mortali che non riescono a tornare a casa.
Sarà la nebbia, sarà che una donna sta per morire (si dice), sarà le presenza di donnine superficiali e femme fatale, sarà la presenza di un piccione morto e incartato, sarà il continuare pettegolare dei protagonisti ma il lettore sente un’angoscia salire e pensa “Qualcosa succederà” e poi?
Henry Green è un funambolo, ti svela la mediocrità dei personaggi nei loro dialoghi, nessun risvolto psicologico, ti sembra quasi dire “Eccoli i mediocri. Non hai bisogno di altri elementi. Loro sono semplicemente quello che dicono”. Henry Green è conturbante, tutti i suoi libri finiscono con il dittongo -ing (Living, Party Going, Loving) deve esserci un intento o no? Ma quello che colpisce è l’anno in cui pubblica “Partenza in gruppo”, ci troviamo nel 1939 e il libro sembra quasi anticipare la fiction o meglio anticipa nella letteratura la prosa fiction.
Sembra di esserci veramente in quella nebbia e tu lo insegui urlandogli “Henry Green, vieni qua e spiegami perché il piccione?” e lui apre la porta e se ne va, tu rimani nella nebbia circondata da dialoghi mediocri e gente che urla che vuole entrare nell’albergo, “Cazzo” pensi e ti ritrovi nel bagno con una donnina con un cretino dietro la porta che le parla dolcemente mentre il suo ipotetico uomo sta al piano superiore con un’altra donnina e poi ti passa vicino un tipo che dice “Ha solo bevuto” “Ma lei chi è?” “Il dottore dell’albergo” e tu rispondi “Ma no, la nipote ha detto che sta morendo” “No è ubriaca” e poi passa un tipo strano che tutti pensano che sia il poliziotto dell’albergo ma invece tu sai che è un infiltrato e ti chiedi perché sia lì e devi bloccare la tua paranoia dilagante e ripassa Henry che ti fa vedere il piccione morto ma tutto con un irreale calma e ti viene in mente David Lynch così di passaggio nel tuo cervello mentre ti affacci alla finestra Henry ti suggerisce nell’orecchio sinistro con voce suadente “Dalla tua prospettiva non sembra una mandria in attesa di essere macellata, con le valigie sparse e variamente pencolanti nell’oscurità come lapidi di un abnorme cimitero” e pensi alle partenze in gruppo delle crociere e ti volti “Anche Wallace diceva una cosa del genere … ” ma lui è già andato via e tu pensi “Stronzo”.
Caro Henry Green dobbiamo approfondire assolutamente la nostra conoscenza, sei fottutamente interessante per un lettrice come me!
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