Fiori per Algernorn

Quando ero piccola vivevo ad Avellino e nel mio palazzo c’era un bambino della mia età che sorrideva sempre quando mi incontrava nelle scale, avevo 10 anni. Un giorno mi bussò alla porta di casa e mia madre mi chiamò “Dario ha un regalo per te” e mi ritrovai lui con un enorme mazzo di margherite “Qqquesste sssono pper te” e sorrise. Lo ringraziai e lo feci entrare. Ci sedemmo al tavolo della cucina e mia madre ci diede due bicchieri di tè freddo. Non disse una parola e mi guardava estasiato, domandai a mia nonna “Nonna, io vedo Dario un po’ strano. Non è come i miei compagni di scuola” “Dario è un po’ abbunato” “E che significa abbunato?”. Dalle mie parti quando una persona è una persona sempliciotta, bonacciona e forse anche un po’ stolta si usa il termine “abbunato”. La parola potrebbe derivare dal latino “bonatus” (bonaccione).

L’abbunato non è una persona pericolosa ma non è molto intelligente e quindi il termine viene anche usato per quelle persone diciamo “ritardate”. Ora penserete che abbiamo tanti “abbunati” e invece mi dispiace dirlo non è così. In giro nascono persone che hanno un quoziente d’intelligenza veramente basso e poi abbiamo quelli che hanno un quoziente d’intelligenza nella media e non usano il cervello ma quello è un altro discorso (come quelli che si fanno i selfie sulle macerie di Amatrice ecco quelli non sono abbunati quelli sono cretini, è chiara la differenza?).

“Fiori per Algernorn” di Daniel Keyes è la storia di Charlie Gordon (un abbunato) che diventa una cavia per un esperimento insieme al topo Algernorn. A Charlie e al topo fanno un intervento al cervello per diventare più intelligenti e Charlie è costretto a scrivere un rapporto tutti i giorni e Algernorn invece ogni giorno viene messo in un labirinto per misurare i suoi progressi.

Credere che questo sia un libro di fantascienza è riduttivo e come guardare il dito davanti agli occhi e non l’intero panorama che c’è dietro. Questo libro è molto di più, è una vera denuncia su come trattiamo le persone “abbunate” e Charlie ad un certo punto lo scrive: “Com’è strano che persone sensibili e di animo buono, persone che non si approfitterebbero di un cieco o di un uomo nato senza braccia o gambe, non esitino a maltrattare un uomo privo di intelligenza!” eh già perché l’esperimento riesce. Le due cavie diventano intelligenti anzi super intelligenti ma questa ha un prezzo, Charlie inizia a ricordare di come veniva trattato prima e inizia a diventare cinico, cattivo e impulsivo … controindicazioni dell’esperimento?

E’ un libro commovente, è la storia di un uomo che voleva essere come tutti gli altri e quando diventa come noi a pag. 251, parlando con il dottor Nemus, dice “Qui, nella sua università, l’intelligenza, la cultura, la conoscenza, sono diventate tutte grandi idoli. Ma io so adesso che voi avete trascurato una cosa: l’intelligenza e l’educazione che non siano temperate dall’affetto umano non valgono nulla” e continua nella stessa pagina “L’intelligenza senza la capacità di dare e di ricevere affetto, porta a un tracollo mentale e morale, alla nevrosi e forse anche alla psicosi. E io dico che la mente assorta e chiusa in se stessa come un fine centrato nell’io, a esclusione dei rapporti umani, può condurre soltanto alla violenza e al dolore” e che volete aggiungere a questa Verità? Niente, basta pensare alla cultura di sinistra che spopola in Italia, persone capaci e senza ombra di dubbio con una profonda conoscenza e però, c’è sempre un però (come scrive il mio amico Andrea), non hanno affetto verso gli altri simili e cosa producono? Una persona centrata solo su se stessa e autoreferenziale a livelli stratosferici e questo avviene nella cultura e nella politica (insomma basta guardare il Partito Democratico) ma se ci spostassimo nella vita quotidiana? Oh my God, direbbe il mio amico dai capelli rossi, la situazione non migliora. “Io viaggio, io comando, io mi vesto alla moda” e mai ascoltare un “Noi” e poi sono frustati e i frustati a chi rompono le palle? A me!! E quanti blog o siti sono autoreferenziali? Una marea. Ora dire che si è tenaci in una cosa come per esempio il blog Progetto felice non è essere autoreferenziale, condividere un’esperienza è una cosa e dire guardate come “sono brava” è un’altra, è la modalità che fa la differenza insomma quando capiremmo che le parole utilizzate ci “sputtanano” in 4 secondi? E ci fanno anche riconoscere quelli che donano per un proprio tornaconto e quanti ne conosciamo? Anche qui ci troviamo in una mare sconfinato di chi aiuta e si vanta di aver aiutato e torniamo sempre a IO e sempre solo IO (che ripetuto veloce nel vostro cervello si trasforma in DIO, peccato che poi muori).

L’imbarbarimento continuo della nostra società è proprio questo, il passaggio semplice dal NOI ad IO ha segnato un punto importante della svolta e l’intelligenza? Non serve più anzi come canta Gabbani “l’intelligenza è dèmodè, risposte facile” e invece dovremmo ascoltare Everybody hurts dei R.E.M. per capire che siamo tutti sullo stesso pianeta!

Termino di fare la moralista ma questo libro dovete leggerlo (costa solo 11 Euro) perché alla fine smuove qualcosa dentro e la storia di Charlie e Algernorn vi serve … dai dai fatelo questo sforzo! Fidatevi di me per una volta! Il mio amico dai capelli rossi lo studiava a scuola in America, cazzo, un motivo ci sarà o no?

Buona lettura!!!

P.S: Mi sono ricordata di questo post Fool Charlie potrebbe essere incluso nella lista?

7 pensieri su “Fiori per Algernorn

  1. perfettamente d’accordo, è un racconto che vale molto di più delle sue pagine.
    esiste un film bellissimo, in italiano si chiama “I due mondi di Charly”, tratto da “Fiori per Algernon”, l’attore che interpreta Charly ha vinto l’Oscar per questo film, nel 1969, mai visto?

  2. Non ho letto il libro, ma il film è bellissimo con un eccellentte Cliff Robertson. Circa la cultura di sinistra cui accenni devo dire che in alcuni casi – certo non tutti – è una cultura sinistra. Nel senso di lugubre.

  3. Avevo vent’anni quando lo lessi per la prima e unica volta, e poi vidi anche il film : non ho più dimenticato e sono ancora commosso per la triste conclusione.

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